Chi sognava il tutto esaurito perenne è rimasto deluso. Ma l’aspettativa si fonda su ricordi distorti e considerazioni frettolose. Il Picco è pronto.

La campagna abbonamenti per la Serie A 2022-2023 si chiude con 4.153 abbonati per lo Spezia. Il dato rende evidente che non siamo la capitale del calcio, mentre i commenti che si sono scatenati sui social e in alcuni spazi virtuali dei tifosi rendono evidente che rimaniamo la capitale del mugugno.

“Siamo una tifoseria da Serie C..”

Il dato, in alcuni suscita profonda delusione. C’è chi pensava che sarebbero state sottoscritte molto più tessere di abbonamento, legando in maniera diretta il numero degli abbonamenti alla quantità di amore verso la squadra.

Tanti fanno andare indietro la memoria e parlano di un Picco sempre pieno negli anni della C. Da questo ricordo è un attimo arrivare al dubbio lancinante: perché non si riempie ora che siamo in A?

La verità è che siamo una tifoseria da Serie C” concludono.

Il Picco sempre pieno in C è un ricordo distorto

Prima di tutto: il Picco sempre pieno in serie C è un ricordo confuso. La cosa straordinaria del tifo spezzino è sempre stato lo zoccolo duro: quelle tremila/tremilacinquecento persone presenti in ogni serie, con quasi qualunque classifica e pronte a infiammarsi e a infiammare la città in caso di risultati sopra la media.

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In serie C il Picco non era sempre pieno e nemmeno in serie B. Il Picco ha sempre avuto facilità estrema a riempirsi quando anche solo s’apriva la possibilità di risultati soddisfacenti oppure in caso di partite di cartello.

Facendo un esempio: nella storica annata del ritorno in B, nella partita del 19 marzo contro il Monza e con lo Spezia impegnato nell’inseguimento del Genoa, gli spettatori erano 4.643. Nella partita di fine Aprile contro la Pro Sesto che sancì, dopo aver battuto il Genoa, il sorpasso in classifica… gli spettatori erano 6.000.

Il Picco sempre pieno in C è un ricordo distorto. Il Picco era spesso pieno negli anni di Mandorlini, ma al di là della serie, quella era una squadra che vinceva quasi sempre. Quando la squadra vince e infiamma la città, il Picco si riempie senza problemi.

4.153 abbonamenti sono un buon risultato: ecco perché

Sgombrato il campo da questo, è forse possibile considerare il risultato raggiunto come un risultato soddisfacente. Non ottimo, non all’altezza delle aspettative di un tifoso che – dal basso della serie C immaginava uno stadio sempre stracolmo quando “saremmo stati in Serie A” (già, ma “lo Spezia in serie A col cazzo che ci va” diceva qualcuno), ma quantomeno buono.

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In primo luogo, bisogna tenere conto del bacino d’utenza. Che sia serie A o serie C, il bacino d’utenza è sempre quello: una piccola provincia. Se la Juventus, che conta su una città metropolitana di oltre 1 milione di abitanti e milioni di tifosi in tutta Italia, fa 20.200 abbonamenti… perché dovrebbero essere poche più di 4mila tessere a Spezia? La realtà è che le 8mila tessere che anche il sottoscritto si augurava erano un obiettivo utopico, tarato su un calcio che non c’è più.

E veniamo a questo aspetto: il cambiamento del calcio. Nel calcio di 30 anni fa, quello appunto che arriva fino allo Spezia di Mandorlini, c’erano alcune certezze, tra cui il giorno della partita. Nel campionato di oggi, quante volte lo Spezia giocherà la domenica? Quante il sabato? Quante nel lunch day, nell’anticipo del venerdì o nel posticipo del venerdì? E in caso di turni infrasettimanali giocherà il mercoledì o il posticipo del giovedì? Come faccio io a sottoscrivere un abbonamento a cuor leggero – soprattutto se i prezzi crescono in ragione della serie – se non posso fare un calcolo serio delle partite che riuscirò a vedere?

I prezzi. Vada per quelli delle curve (15 euro a partita per vedere la serie A non sono un eccesso), ma quelli di distinti (che a Spezia son sempre stati una curva aggiunta) e tribuna possono risultare impegnativi. Fatta la considerazione di sopra, è logico che ci sia stato chi non se l’è sentita, soprattutto nel caso di persone che l’abbonamento l’han sempre fatto “in famiglia”.

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Altri elementi che pesano sull’abbonamento sono sicuramente la presenza delle pay-tv (chi è tifoso ha quasi sicuramente anche l’abbonamento alla pay-tv e sono altri soldi) che ha cambiato il modo di vedere il calcio e una tendenza generale alla perdita di interesse della serie A e del calcio. Qualche decennio fa, il calcio era passione bruciante per larga parte della popolazione, oggi è ancora così? Oggi è molto più show.

Il calcio che chi si lamenta del numero degli abbonamenti ha in mente è un calcio finito. Io capisco la malinconia per quel calcio, ma la realtà è questa.

4.153 abbonamenti sono un trampolino per la passione

Vediamola così, nell’evolvere dei tempi, il Picco è ancora popolato dal suo zoccolo duro. Il legame tra la squadra e la città è ancora vivo e presente. L’innesco è pronto e la passione è pronta ad accendersi.

Quando ci sarà bisogno – e ce ne sarà bisogno – lo stadio sarà pieno. Come è sempre stato.