Al centro di una complicata situazione di mercato, Maggiore ha rifiutato di scendere in campo senza fascia al braccio. Si prepara un addio alla maglia bianca doloroso per tifosi e uno dei calciatori simbolo degli ultimi anni.

Secondo quanto ricostruito dalla stampa sportiva nazionale, sabato pomeriggio in occasione dell’esordio stagionale in coppa Italia contro il Como Giulio Maggiore è stato spedito in tribuna perché avrebbe rifiutato di giocare senza fascia da capitano al braccio. Ricostruzione corroborata dalle parole dell’allenatore Gotti che, dopo la partita, ha parlato di esclusione non dettata da scelta tecnica. Per tanti tifosi, il comportamento del calciatore – nel mezzo di un’intricata situazione di mercato – è stato inaccettabile e rappresenta una colpa non giustificabile.

Maggiore: il rifiuto e la tribuna. La fine di un amore?

A quanto pare, il giocatore verrà multato dalla società. Scelta comprensibile e scontata da parte della società, che non può tollerare da un tesserato atti di insubordinazione. Ma agli occhi dei tifosi quanto successo deve far dimenticare tutto il trascorso?

Parlo da tifoso, con il cuore spezzato. La storia dello Spezia degli spezzini (Maggiore, Bastoni e Vignali più gli spezzini adottivi Gyasi, Erlic e Ferrer) è stata sicuramente tra quelle più romantiche che il calcio italiano abbia regalato negli ultimi anni. Avrei desiderato, come tutti gli spezzini immagino, che la storia di Maggiore con la fascia al braccio durasse per anni e anni, mantenendo sempre i livelli altissimi che ha raggiunto.

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Da una parte, dunque, sono deluso. Perché il tifoso è nato per essere tifoso, dunque sperare sempre – anche contro ogni ragionevolezza – che i suoi sogni diventino realtà o la rimangano, quando si è così fortunati da vederla raggiungere.

Dall’altra parte, però, riesco a capire il professionista Maggiore, che sa che questo è il momento per mettersi alla prova altrove, lontano da casa, darsi nuove sfide per capire se sia possibile crescere ancora. Comprendo anche la probabile frustrazione del giocatore davanti a una telenovela di mercato – quella con il Torino – che ha reso tutto più lungo, tortuoso, difficile e doloroso.

Dunque è più la delusione o la comprensione? Difficile dirlo. Come tutto quel che riguarda i sentimenti, dipende dal cuore.

Maggiore è stato un simbolo, qualcosa più di un capitano

La fascia di capitano sul braccio di Giulio Maggiore non c’è arrivata, ma ci è cresciuta. Gli si è stretta al braccio passo dopo passo. Senza farne un’agiografia, ci sono diversi passaggi chiave della carriera di Maggiore in maglia bianca, l’unica con cui abbia giocato tra i professionisti, che tutti i tifosi dello Spezia ricorderanno.

Si parte dalla Primavera. Coppa Carnevale 2016, trofeo di Viareggio, semifinale Spezia-Juve giocata al Picco. La Juve sta vincendo 2-1 al Picco contro uno Spezia in inferiorità numerica. Al minuto numero 44 della ripresa, su un calcio d’angolo, Maggiore con la fascia al braccio devia nella porta avversaria con un colpo di tacco. 2-2 e rigori. La Juve poi passerà il turno, ma Maggiore sale alla ribalta.

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Da allora a oggi sono passati sei anni e tra serie B e serie A, Giulio Maggiore ha avuto modo di lasciare il segno. Suo il gol del sorpasso al Chievo nella semifinale dei playoff, suo l’assist a Gyasi per il gol al Frosinone, suo il gol del pari con il Crotone (e poi Erlic per una vittoria incredibile), suo un gol al Cagliari, suo il gol che è stato sentenza a Udine lo scorso anno.

E non solo questo. Insieme agli altri spezzini e agli spezzini acquisiti, Giulio Maggiore è un simbolo per tanti ragazzini e bambini di questa città: anche da qui e restandoci – e rimanendo “con la faccia pulita” – ce la si può fare.

Per i più grandi, Maggiore e lo Spezia degli spezzini è motivo di orgoglio e rivalsa, dopo anni di passione faticosa e faticata.

Questi, mi rendo conto, sono al tempo stesso motivi che rendono doloroso l’epilogo che si sta disegnando, ma che possono anche spingere a comprendere: come può qualcuno capire quanto veramente vale, se rimane legato a quello che tutti gli altri vedono in lui?

Oltre il valore simbolico. La spezzinità che non è solo retorica

Uno spezzino dovrebbe rispettare di più la maglia bianca” dicono in molti. Ritengo assolutamente condivisibile la scelta societaria di prendere provvedimenti riguardo quanto successo, ma penso non si possa discutere sull’attaccamento e la serietà mostrata in questi anni.

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Lo scorso anno, penso sia palese a tutti, in un momento burrascoso della stagione a salvarci è stato il patto che evidentemente hanno stretto nello spogliatoio alcuni giocatori chiave della vecchia guardia.

In questo gruppo, lo spirito di sacrificio mostrato da Maggiore – che spesso ha giocato infortunato e si è adattato in un ruolo diverso rispetto a quello fin lì ricoperto – è stato fondamentale.

L’incredibile promozione e le due combattutissime salvezze sono una medaglia alla spezzinità di un gruppo che ha costruito le proprie fortune su un’identità cementata attorno al sacrificio e allo spirito di appartenenza.

No, non è possibile rinfacciare nulla a Maggiore sotto questo punto di vista.

Se sarà addio, per me sarà con malinconia e non con rancore

Diversamente da altri addii recenti, se dovesse concretizzarsi quello a Giulio Maggiore  – uno dei capitani di un sogno – per me non sarà un addio rancoroso, ma molto dispiaciuto.

Alla fascia di capitano sul braccio del calciatore nato Giulietto poi divenuto “il Capitano” saranno sempre legati alcuni dei ricordi più importanti della storia calcistica spezzina.

Non sparate sul capitano Maggiore. Ora è troppo facile. Il rifiuto di sabato ha forse tanti significati, anche quello della difficoltà di andare avanti (logica ambizione per un professionista che ha una carriera di durata limitata) dopo un amore molto grande.