“Ciao Mia. Nessuno ha raccontato la tua vera storia.”

Liliana Maffioli è la persona che ha istradato Mia – il cane morto sabato a Porto Venere – al salvataggio in mare. Dopo aver letto le notizie su quanto accaduto e i commenti sui social, ha scritto un post per ricordarla: “A Porto Venere nessuna dimostrazione. Mia ha aiutato tre persone. Ha fatto quello che la rendeva felice“.
Sabato pomeriggio a Porto Venere, nel corso della Piscina Naturale, è mancata Mia, un cane da salvataggio in acqua. L’episodio ha destato profonda commozione e ha avuto ampia eco sui media, innescando discussioni accese sui social network. L’ondata emozionale – tra indignazione e invettive – ha nascosto la storia di Mia e, in parte, anche la dinamica di quanto è successo. Un’ondata a cui prova a sottrarsi – con un post sulla sua pagina Facebook – Liliana Maffioli, che ha avviato Mia all’addestramento per svolgere il salvataggio quando la accolse in casa sua dopo un trascorso difficile.
Da dove nasce lo sfogo: inesattezze nel racconto
Lo sfogo di Liliana nasce da quella che giudica una ricostruzione incompleta e inesatta di quanto avvenuto a Porto Venere. Mia non avrebbe partecipato a nessuna dimostrazione, non avrebbe “fatto la traversata” come accennato nei primi racconti, ma aiutato 3 persone in un momento di difficoltà. Carenze nel racconto non banali, che hanno facilitato la descrizione dei volontari come “esaltati” e pronti a “sfruttare i loro cani”.
La vera storia di Mia: il post su Facebool
Ecco, allora, la scelta di raccontare la storia di Mia, dal momento della nascita in Ungheria fino all’ultima nuotata di Porto Venere, passando per una piccola gabbia, un abbandono e il percorso di addestramento per il salvataggio come risposta a una vivacità problematica.
“Nessuno conosce la vera storia di Mia.
Mia è nata in Ungheria. Fin qui non ci sarebbe nessun problema. È arrivata in Italia sicuramente su uno di quei furgoncini con tante gabbiette piene di cuccioli staccati dalle madri troppo presto. Madri che sfornano cuccioli come il panettiere sforna pane! Mia è arrivata in negozio, dove è stata poi venduta.
“Negozio”: solo il nome mette i brividi. Come comprare auto in un salone multimarche. Eh, esistono queste realtà! Perché invece di scegliere un cucciolo selezionato da chi lo fa di mestiere, con cura e amore. si preferisce chiedere lo sconto come ai saldi!
Mia è arrivata in una famiglia. Avevano già un altro cane. Non andavano d’accordo. Quindi che fai? Non la dai via? E poi è in arrivo un bimbo. L’altro cane c’era già prima.
Mia è sempre stata iper-attiva. Aveva tanta energia. È passata a un’altra famiglia. Non riuscivano a stare dietro le esigenze di un cane che voleva fare il cane e non il peluche da divano. Quindi? L’hanno rispedita al mittente.
Io volevo un altro cane. Su Facebook trovo un annuncio di questa cucciola che davano in adozione. In Liguria. Chiamo. 1,2,3,10 telefonate. La risposta: “Io sono solo un tramite, ti do il numero di chi se ne occupa”.
Finalmente riesco a parlare con il proprietario. Scopro che si trova a una decina di km da casa mia. Chiedo un incontro, con la premessa che sarei andata a prenderla solo se fosse stata compatibile con l’altro mio cane.
Arrivo. Aveva già i bagagli pronti. È venuta via con me senza nemmeno voltarsi. È saltata in macchina di corsa.
Per i primi giorni mi sono chiesta se avessi sbagliato a prenderla. Un cane dai mille problemi. Dalla gestione al guinzaglio, all’ abbaio e altro ancora. Frequentavo già la Scuola Italiana Cani Salvataggio. Inizio il percorso anche con lei. Ho chiesto aiuto. Dovevo fare qualcosa per tentare di risolvere i problemi di Mia.
Dopo un mesetto di scuola, la porto per la prima volta al mare. Si tuffa in acqua senza nemmeno pensarci. Nuota. In posizione quasi verticale schizzando acqua ovunque. Ma le piace. Imparerà a nuotare bene.
Lei nuotava, veloce e addosso. Ne uscivi sempre segnato dall’acqua. Esercizio e altro esercizio. Inizia la scuola ad aprile per brevettarsi ad agosto dello stesso anno. È il 2015. Aveva trovato ciò che la faceva stare bene. Dove incanalare tutta la sua grande energia. Era diventata brava. Amava fare questo.
Per una serie di eventi, chi mi conosce sa, ho dovuto “abbandonarla” anche io. Da almeno 4 anni non abitava più con me. Era giusto così. Dopo aver preso il primo brevetto insieme, io e lei non abbiamo più lavorato. Lei è rimasta con Domenico. Con lui poteva fare servizi. Fare ciò che aveva imparato. Ciò che le piaceva. Io la vedevo a lezione. Ci scambiavamo quel poco di coccole.
Sabato mi arriva una telefonata. Sono quasi le 17. “Liliana serve una cella frigorifera, è morta Mia mentre era in servizio a Porto Venere. Stanno tornando dalla Liguria e serve un posto dove portarla. Puoi sentire?” Non ho nemmeno il tempo di elaborare la notizia. Chiamo. Prendo accordi. Do tutti i riferimenti. Mia è tornata a Milano. Sono le 22 circa quando mi arriva la chiamata per dirmi che è stata portata in clinica.
Nel frattempo leggo gli articoli. Sbagliati. A Porto Venere non ci sono dimostrazioni. Ma la gente cosa ne sa? Si informa? Troppa fatica. Basta leggere 2 righe per diventare tutti esperti veterinari e cinofili. Tutti pronti a dare giudizi! Su chi? Su cosa? Su come noi VOLONTARI siamo delle persone esaltate, pazze che sfruttiamo i nostri cani!
Noi che ogni anno ci addestriamo con loro per migliorare. Noi che spendiamo il nostro tempo e il nostro denaro in una attività di volontariato. Dove poi trovi la gente che ti abbraccia e ti ringrazia o ti viene a cercare solo perché con una tua visita hai fatto felice il figlio ricoverato in ospedale.
Figuriamoci se addirittura gli salvi la vita. Che sia in mare, in montagna o in un terremoto. Questa è la nostra ricompensa. Sapere che hai fatto qualcosa di buono.
I nostri cani sono felici. Felici perché passano del tempo con noi. Felici perché fanno una attività con noi.
Noi sappiamo quali sono i limiti dei nostri cani. Quando stanno bene e quando stanno male.
Ci sono eventi a cui non si possono dare spiegazioni. Succedono. Forse sarebbe successo anche se fosse stata a passeggio per la pipì. Ormai è inutile puntare il dito su cosa è stato fatto o no.
Mia ha portato fuori 3 persone. Ha fatto ciò per cui era nata.
Basta questo.
Tutti la ricorderanno prima di tutto per quanto abbaiava e poi perché era il cane con la pinna in bocca.
Chiedo scusa per la lunghezza, gli errori ecc. ma tanto dovevo a Mia.
[…]Infine grazie Mia. Ho provato a salvarti e darti una nuova vita . buon ponte Mimí”
Fonte foto e lettera: https://www.facebook.com/1105484752/posts/10220910437366441/
Foto scattata da Gabriele Mansi
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