“Quando l’ho tirato fuori, mi sono sentito un re.”

Questo l’ha raccontato solo alle persone del suo gruppo di disintossicazione dal gioco. È l’ultima volta che si è sentito davvero libero: sulla vetta della Palmaria, si è sbottonato i pantaloni, calato le mutande e ha pisciato all’aria aperta.

Solo quell’armata brancaleone in lotta scombinata contro la schiavitù del gioco era in grado di capire in quali piccolezze può nascondersi l’infinità libertà dell’uomo. Così la pensa lui. 

Lui si chiama P. e ha 45 anni, che gli son bastati per una laurea, crescere a tempo perso due bambini, seminare una moglie e bruciare una macchina, una casa e almeno un pacco di lavori alto due dita.

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Non gioca da quattro mesi e pensa di potercela fare, anche se ogni tanto gli prudono le mani. Quando succede esce e si mette a correre, qualunque ora sia.

Si sfoga così, nel sudore. Se anche in passato avesse corso di più e giocato meno, oggi forse avrebbe con i suoi due figli un rapporto più sereno. Il fatto è quando lui aveva l’età del più grande – 14 anni – si appassionò al poker. È stato come aprire un vaso e buttarci la roba dentro: si è mangiato tutto, anche i primi passi dei bambini, le prime letterine, i primi discorsi. Tutto.

Vive in un piccolo appartamento, zona stazione. Due camere ammobiliate, prese in affitto da un’amica della madre. 

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La finestra della camera affaccia sul muro rosso dell’edificio di fronte e sulle mutande stese dei dirimpettai. Nelle giornate di bel tempo, quando il cielo azzurro stampa netti i contorni del caseggiato su un foglio di buonumore, si ferma a fumare sporgendosi dal piccolo davanzale. Guarda le mutande e trova strano non conoscere i propri vicini, ma sapere quale biancheria intima portino.

Il gruppo di disintossicazione si riunisce una volta a settimana e quegli incontri rappresentano la sua unica piccola fuga.

Per questo ha raccontato agli altri di aver pisciato dalla cima della Palmaria. Un istante di assoluta libertà. “Mi son sentito libero. In quel momento. Ho pisciato sul mondo, dopo averlo fatto sulla mia vita.”

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Lucia ha sorriso. Lei non gioca da sette mesi e mezzo. Aspetta un bimbo.

#vitadaspezzino

– foto Riccardo Ferri