Carlo, chiudi la finestra. C’è freddo. E poi si sentono i rumori. Gli spari non mi piacciono. Chiudi, quante volte te l’ho detto?

Carlo, lo sai che dopo viene Luisa? Anzi, forse è meglio se vai. Non vorrei ti trovasse qui. Avantieri mi ha baciato. Vai, per favore.

Come sei dimagrito, Carlo. Qualcosa non va? Se avete problemi, puoi venire da noi. Abbiamo le galline. Le uova non mancano mai.

Mi sposo, Carlo. Mi sposo. Sono contento. Ho chiesto la mano a suo padre e mi ha detto di sì. Sarà tra un anno, Carlo.”

Carlo, cazzo. Quante volte ti ho detto che con la barba stai male? Perché non la tagli? Sembri sporco.

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Carlo, ti ricordi quel pomeriggio al ballo? Me l’hai fatta conoscere tu, per via di tua sorella. Ti ricordi?”

Carlo, sono venuti di corsa. Devo dirti una cosa importante: aspetto un bambino. Luisa partorirà in luglio.

Carlo è morto. Da dieci anni. Da un paio d’anni, mio padre mi scambia per lui. Era il suo migliore amico.

Ogni volta che passo a trovarlo, io sono Carlo.

E così un pomeriggio sì e un altro pure, mio padre mi racconta di quanto sarà bello e difficile avere un figlio, quando nascerò.

Che notizia fantastica” dico.

Lo abbraccio e i suoi occhi sorridono.

Ogni tanto la sera mi viene da piangere.