Cari spezzini (veri e non),
oggi è il mio ultimo giorno in questa città. E mi sembra stranissimo, perché le storie non finiscono mai il lunedì.

Sono stati undici anni di amore e odio, ma non mischiati. Prima è stato odio e solo dopo è arrivato l’amore.

Prima trovavo in voi uno per uno tutti i cliché con cui vi avevo sentito descrivere: l’apatia, la scontrosità, la poca generosità, la monotonia. Guardavo quello che la città aveva da offrirmi, dal mio piccolo appartamento nel centro storico, e non vedevo altro che quello che mi mancava. Ne facevo una colpa alla città e a voi, ma la realtà era molto più semplice: mi mancava casa.

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Poi, era forse il secondo o terzo anno che ero qui, e c’è stata la Festa della Marineria con i velieri. È stato come quando vai dall’ottico e ne esci con gli occhiali con le lenti dalla nuova gradazione. Per le prime ore, ti sembra di passeggiare in un mondo diverso, più definito. Di colpo, ho scoperto un’altra città. Una specie di rivelazione.

La cosa che mi colpì di più, lo ricordo bene, non furono le grandi navi o eventi particolari in quei giorni di festa, ma l’entusiasmo spontaneo e genuino della gente. Mi sono ritrovato – di colpo – in una città sorridente, nonostante continuassero i commenti su ciò che non andava, su quello che tutti avrebbero saputo fare meglio (a sentire loro).

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Ho amato subito la città che ho visto quel giorno. L’ho amata totalmente, perché me ne sono sentito parte. Scattato l’interruttore, ho iniziato a vedere luoghi e persone in maniera differente, a viverli con altro spirito, a farne parte.

Sono stato folgorato dalla bellezza dei dintorni, ma mi sono innamorato di diversi angoli della città quotidiana. Sarebbe molto semplice dire di piazza Brin – bella che è – e allora dico che, fra tutti, ho compreso pienamente il fascino del quartiere Umbertino, con i suoi incroci perfetti e i palazzi degli ufficiali a chiuderne le vie di fuga.

Ho iniziato a comprendere l’autoironia, il parlarsi addosso, il modo sbilenco di lasciare andare le cose.

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Sono entrato in sintonia con la gente e le strade.

Sono stati anni intensi, di amicizie profonde e prove imprevedibili.

Sono stati anni che mi hanno insegnato a cogliere il bello che c’è in ogni attimo, in ogni angolo, in ogni prova.

Sto chiudendo le valigie e porto con me – via di qui – una famiglia, che non avevo, e che mi legherà sempre a questo posto.

Oggi è il mio ultimo giorno qui e lascio una città che mi mancherà profondamente.

Perché casa manca sempre.

Grazie Spezia, grazie a tutti voi.


Andrea