Dal parco della Maggiolina filtrano i primi moti di nervosismo. Dopo quasi 12 giorni di detenzione, i cinghiali avanzano richieste e minacciano: “Siamo pronti a tutto. Bruxelles ci darà ragione”.

La situazione di stallo alla Maggiolina persiste: cinghiali dentro, bambini e uomini fuori e nessuno che sia dove vuole essere. In attesa della soluzione, dalla recinzione filtrano i primi nervosismi, con i cinghiali – ormai ambientati nel Parco – che avanzano richieste di diritti. La reclusione, a loro grugnire, sta diventando insopportabile e sebbene non lo manifestano apertamente c’è chi pensa stiano preparando manifestazioni eccezionali.

“Non abbiamo contatti con i nostri cari da oltre dieci giorni…”

A chi si è maggiormente loro avvicinato, dimostrando empatia, pare che gli ungulati abbiano descritto una detenzione infernale.

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“Siamo arrivati qui oltre dieci giorni fa, dopo aver attraversato il bosco e l’asfalto – questo il racconto di Ras Potuto, capo della famiglia dei cinghiali – e ci siamo ritrovati qui. È stato un viaggio infernale, avremmo potuto finire sotto una macchina, ma ci siamo salvati e poi ci hanno chiuso qui. Adesso è più di dieci giorni che siamo in cattività, con la gente che ci viene a guardare come fossero bestie e ci tira cibo, che poi sarebbero i loro scarti. Da più di dieci giorni non sentiamo i nostri cari.”

Da questa situazione, le richieste: “Alla Maggiolina non c’è connessione wi-fi. Noi vogliamo il wi-fi. E non vogliamo le mele, buttateci piuttosto qualcosa della Apple, così chiamiamo a casa”.

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A far nascere il malcontento sarebbero anche motivi sentimentali. Ras Potuto, infatti, ha riferito come il piccolo del gruppo – Richi Bighi -ha imparato a spingersi da solo sull’altalena, ma le foto non hanno potuto essere inviate ai conoscenti perché è finito il credito.

Siamo decisi a fare tutto il possibile, a dare battaglia, ad arrivare a Bruxelles, se ci faranno uscire di qui” ha concluso Ras Potuto.

“Una situazione che strappa il cuore”


Sulla condizione dei cinghiali della maggiolina è tornata anche l’associazione Capre della Palmaria, che per bocca del suo rappresentante Bee Lin ha espresso piena solidarietà.

Abbiamo sbattuto le corna anche noi contro un clima di pregiudizio e condanna simili. Ora c’è addirittura chi addita i cinghiali come portatori di malattie, ma lo fanno solo perché sono diversi. Ci batteremo insieme contro ogni discriminazione e ogni ingiusta detenzione” chiarisce con forza Bee Lin. Intanto, l’associazione Ho Perso Il Pelo fa sapere tramite il suo presidente Lupo Vecchio che “davanti a questa situazione che strappa il cuore dal petto, abbiamo sotterrato i vecchi dissapori con gli ungulati e siamo pronti ad accoglierli nuovamente nel nostro habitat. Oddio, anche altrove va bene. Basta iniziare a rivedersi di nuovo. Ci mancano”.